Ventagli #210 — Perdere la Maglia

Gabriele Gianuzzi
LoggioneSport
Published in
4 min readMay 9, 2023

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Remco Evenepoel è da prima dell’inizio del Giro che dice di voler perdere la Maglia Rosa il prima possibile.
Ovviamente il piano includeva anche prenderla subito.
Perché altrimenti il giochino era morto in partenza.
Ci sono vari motivi per non volerla difendere 21 tappe.
Il più importante di tutti è il riposo, suo e della sua squadra.
Il suo, perché non avere la Maglia significa meno obblighi, prima e dopo la tappa. Della sua squadra, perché non avere la maglia significa non avere la responsabilità di controllare la gara.

Bene, perdere la Maglia dunque. Però come?

Perdere la Maglia è difficile almeno quanto guadagnarla.
È questione di calcolo e attenzione ed è stressante.

Innanzitutto non si possono far partire le fughe con i tuoi rivali.
Motivo piuttosto ovvio. Perché se per caso fai i conti sbagliati e non li riprendi più sei bello che impanato.
Non si possono far partire le fughe con i gregari importanti dei tuoi rivali. Perché vorrebbe dire che in gruppo dovresti controllare solo tu.
Non si possono far partire le fughe con quelli troppo vicini in classifica.
Perché vorrebbe dire tenerli tutto il giorno a una distanza sanabile in poche tappe e quindi lavorare molto di più.
Non si possono far partire le fughe con quelli troppo lontani in classifica. Perché vorrebbe dire nel peggiore dei casi resuscitare qualcuno di potenzialmente pericoloso e nel migliore dei casi riaverla dopo troppe poche tappe.
Non si possono far partire le fughe potenzialmente pericolose senza un tuo compagno di squadra. Perché va bene perdere la Maglia ma comunque uno davanti serve sempre.
Non si possono far partire le fughe troppo grandi.
Perché poi si intrufola sempre qualcuno che non deve e devi fare fatica doppia per andarli a riprendere.
Non si possono far partire le fughe con quelli che ti stanno antipatici. Motivo personale più che legittimo.

Servono occhi di falco e grande esperienza. Tanto più se ti chiami Remco Evenepoel, indossi la maglia rosa sopra la maglia iridata e hai 20 squadre intorno che vogliono farti la festa.

Ne vale la pena? Io penso sempre di sì. Tanto più in un Giro d’Italia come quello di quest’anno con molte difficoltà concentrate nell’ultima settimana.
Risparmiare ogni briciola di energia potrebbe risultare fondamentale.

Remco aveva un piano e l’ha mantenuto.
Il problema di Remco è che questo piano l’ha sbattuto ai quattro venti da troppi giorni e nel finale si sono viste squadre rivali tirare per fargliela tenere quella maglia.

Il secondo problema di Remco è che la sua squadra non è apparsa in questi primi giorni di gara all’altezza del piano. Nei momenti decisivi è sempre stato da solo. Non che questo sia stato un grosso problema per lui in queste prime quattro tappe. Però le squadre dei suoi avversari sembrano più solide.

Insomma fino ad ora tutto bene, però la musica potrebbe cambiare.
Sarà interessante scoprire nei prossimi giorni se il piano verrà mantenuto.

Chiudo le righe di questa settimana con la polemica che ci ha tenuto compagnia negli ultimi giorni: l’immancabile dibattito su cosa sia noioso o meno nel ciclismo.
Per farla breve ci sono diverse fazioni: i tappelunghisti, i direttaintegralisti, i tappebrevisti, i direttecortisti, gli abbassoivelocisti ecc.

Il dibattito parte dal presupposto che il nemico n.1 del ciclismo, in particolare dei Grandi Giri, sia la noia.
Organizzatori e tv si affannano alla ricerca della ricetta perfetta per tenere le persone incollate allo schermo il più tempo possibile.

Nella loro mente far appassionare al ciclismo milioni di persone che durante l’anno il ciclismo lo seguono in minuti multipli di zero, sia la panacea di tutti i mali del ciclismo.
Quindi provano a porre rimedio all’annoso problema: come combattiamo la noia?

C’è chi dice facciamo le tappe corte 120 km così abbiamo i fuochi d’artificio. Chi dice mettiamo le dirette integrali così, regalando più visibilità alle squadre, gli diamo un motivo in più per correre forte dal km0. E ovviamente c’è chi dice l’esatto contrario.

Il lungo kilometraggio non rende le tappe di un grande giro più noiose così come le tappe più brevi non fanno appassionare chiunque al ciclismo.
Le dirette integrali spesso invogliano più squadre e corridori a mettersi in mostra all’inizio della tappa ma non tutte le squadre vogliono quel tempo di “pubblicità gratis” senza avere dietro una motivazione sportiva di un qualche tipo. Le dirette integrali poi, permettono di vedere qualche km in più di corsa a chi abbia la voglia e il tempo di stare 5h collegato ma non toglie niente a chi volesse collegarsi esclusivamente per il gran finale. Soprattutto non tolgono a nessuno la possibilità di utilizzare il proprio telecomando.

Dal punto di vista sportivo le tappe lunghe sono necessarie perché il ciclismo è uno sport di fondo e se si tolgono km si toglie una parte fondamentale di questo sport. In breve togliere km significa restituire lucidità e freschezza fisica e mentale, fattori determinanti in una corsa di 21 tappe che si snoda per 3000 e rotti km.

Chi conosce il ciclismo sa che la noia può capitare in un grande giro.
Sa che la noia è talvolta anche necessaria alla creazione di quel crescendo verso l’apoteosi.
Sa che la noia può anche essere colmata da tanto altro.
Dai paesaggi, dai racconti, dai particolari.

Infine permettetemi di aggiungere che nell’epoca della capacità di concentrazione minima e del sentimento di paura di essere tagliati fuori, l’oasi di noia che offre il ciclismo sia piuttosto rilassante.

Fare di tutto per toglierla mi sembra stupido.

Tanto di più se è per reinserirla sotto forma di dibattito tv.

Ventagli è un progetto sull’attualità del mondo ciclistico in collaborazione con Loggione Sport. Ha una pagina twitter dove potete trovare commenti e opinioni giornaliere e una pagina instagram per indagare la bellezza di questo sport attraverso le immagini.

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Scrivo di ciclismo su Ventagli e l'UltimoUomo. Amo le bici, le birre belghe, i salumi e i bianchi frizzanti ghiacciati in egual misura.