Ventagli #161 — Le 10 maglie più interessanti del 2022

Umberto Preite Martinez
LoggioneSport
Published in
10 min readJan 19, 2022

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Un nuovo anno è iniziato e con esso ci apprestiamo a vivere un’altra stagione di ciclismo. L’ennesima, verrebbe da dire. E allora la riflessione che a questo punto si potrebbe aprire riguarda la presunta eternità dello sport per come lo conosciamo. Siamo talmente abituati a vivere nel presente e nei ricordi del recente passato da non riuscire a immaginare una fine di questo mondo, fatto di stagioni sportive che si succedono una dopo l’altra. Contiamo i record, guardiamo i palmares, compiliamo gli albi d’oro, come se tutto ciò che stiamo vivendo dovesse essere per sempre così: immutabile.

Invece, credo, un giorno tutto questo finirà. Un giorno lo sport, in quanto tale, avrà una fine. Ma forse, prima che questo avvenga, arriveremo al punto in cui il passato sarà talmente tanto vasto che non avrà più senso tenerne traccia. E in uno sport — il ciclismo — che di passato vive e si nutre, forse questo scatto culturale segnerà effettivamente la fine di un mondo che non è più al passo col futuro.

Però oggi viviamo ancora immersi nel nostro eterno presente, in un vortice di stagioni che si consumano come fossero oggetti di uso quotidiano programmati per durare per soli 12 mesi prima di essere buttati e sostituiti. E insieme agli anni, passano i modelli di biciclette, le maglie, i kit, o chiamateli come vi pare.

Sì, è quel momento dell’anno in cui dobbiamo prenderci le nostre responsabilità e stilare una classifica di questi oggetti che fra 12 mesi saranno da buttare e finiranno nel dimenticatoio. Per i nuovi arrivati in questi lidi, però, occorre fare le solite precisazioni del caso.

Questa che state per leggere non è e non vuole essere una classifica delle maglie “più belle” del 2022. Un po’ perché “il Bello” è una categoria del pensiero estetico che francamente non mi interessa più di tanto. Un po’ perché ognuno poi potrebbe decidere che una cosa è più o meno bella di un’altra, entrando in un ginepraio da cui vorrei tenermi alla larga.

Questa invece è una classifica delle maglie “più interessanti” del 2022. Un concetto profondamente diverso dal “Bello” perché dentro ci sono anche maglie particolarmente e oggettivamente brutte ma che portano con loro tutto un sostrato di riflessioni che meritano di essere fatte.

In sintesi, si potrebbe dire che la cosa veramente importante per poter entrare in questa classifica è la capacità di una maglia di far parlare di sé o — più in generale — di farmi parlare di qualcosa. La capacità di ispirare un pensiero, se vogliamo chiamarla così.

Lasciando da parte questi discorsi filosofici, è ora di partire con la classifica più attesa dell’anno.

10. COFIDIS

Dal bianco delle spalle al nero dei pantaloncini, la Cofidis rivoluziona le sue maglie per il 2022 attraversando tutte le sfumature di rosso, rinunciando alla classica divisa per abbracciare l’intreccio di forme geometriche che fanno saltare i punti di riferimento classici per l’occhio dell’osservatore. La trama con le sfumature di rosso sposta infatti il baricentro della maglia ora da una parte ora dall’altra, facendoci rimbalzare di qua e di là mentre scendiamo dal petto all’inguine come biglie su una pista elicoidale.

In questo turbinio di giochi prospettici, lo sponsor va a posizionarsi su un fianco; una scelta che potrebbe sembrare controintuitiva ma che è invece vincente perché con la sua semplicità spicca in mezzo a quel marasma di sfumature. Dopo la Ag2r-Citroen che l’anno scorso aveva spostato la scritta dello sponsor in diagonale, la moda ciclistica francese del nuovo decennio sembra quindi orientata verso la rottura dell’orizzontalità. Una nuova frontiera che andrà tenuta d’occhio in futuro.

9. ISRAEL PREMIER TECH

La Israel Premier Tech è l’ennesima squadra finanziata da uno Stato che ha qualche problema con il rispetto dei diritti umani dei suoi abitanti, ma per un motivo o per un altro la questione passa spesso in secondo piano. Forse perché sono una squadra talmente sfigata e piena di cadaveri ambulanti che nessuno mai ci si è interessato davvero.

E forse è un bene, perché quest’anno hanno finalmente tirato fuori una maglia davvero interessante. Dopo i tentativi passati di darsi un tono serio e impostato, con infelici e destabilizzanti passaggi al rosso-nero di cui non è mai stato davvero chiaro il senso, ecco che la Israel per il 2022 torna alle origini e tira fuori una maglia che davvero — spiace dirlo — è bella.

L’idea è molto semplice e simile a quella dell’anno scorso: sopra bianco e sotto azzurro, a richiamare i colori della Nazione che finanzia la squadra. Però se l’anno scorso avevano tagliato con l’accetta i contorni, quest’anno si sono divertiti un po’ di più a costruire una trama degna di nota.

Purtroppo è la classica maglia che vista così è bellissima ma poi in gruppo, con il numero appiccicato a coprire la parte bassa della schiena, risulterà fondamentalmente anonima. Un po’ come la squadra stessa, ecco.

8. BIKE EXCHANGE

Con la Bike Exchange entriamo finalmente nel campo del brutto. Ma brutto vero, non quel brutto che in fondo poi un po’ ci piace né quel brutto voluto che sfocia nel trash e fa tutto il giro fino a diventare iconico per quanto è brutto. Niente di tutto questo: la nuova divisa della Bike Exchange è proprio brutta, ed è un brutto fine a se stesso.

Non c’è una logica, non c’è un’idea interessante. La trama celeste parte da sotto il colletto come fosse tagliata con Paint, le sfumature sono realizzate male e pensate peggio. Il blu dei pantaloncini è smorto e privo di identità.

A tutto ciò si aggiunge il fatto che la Bike Exchange ha deciso per l’ennesima volta di cambiare drasticamente i suoi colori, rendendosi di fatto irriconoscibile. Un’operazione quindi incomprensibile da un punto di vista del marketing: in uno sport che vive di sponsor (e quindi di visibilità) la riconoscibilità di una squadra dovrebbe essere la pietra fondante di ogni decisione relativa all’immagine della squadra stessa. Strategia che però, forse, potrebbe anche essere voluta, viste le stagioni di mer[DAI, FAI IL SERIO, NON PUOI DIRE UNA COSA DEL GENERE.

Ma perché no, è la verità.

HO CAPITO, MA PROVA ALMENO A EDULCORARE UN PO’ LA QUESTIONE

Ok, allora potrei provare a girarci intorno dicendo che il cambio di colori potrebbe rappresentare un nuovo inizio, segnando uno stacco deciso con quanto abbiamo visto finora?

ECCO, BRAVO.]

Strategia che forse potrebbe anche essere voluta, per segnare un deciso stacco rispetto alle scorse stagioni in cui la squadra non ha particolarmente brillato. Una scelta, quindi che rappresenterebbe un nuovo inizio, sia per loro che per gli appassionati che potrebbero così associare a questi nuovi colori una nuova vita per la squadra stessa.

[VABBE’, NON HAI DETTO NIENTE MA MEGLIO DI PRIMA.

Oh, me l’hai chiesto tu di edulcorare

MA INFATTI, VA BENE COSì, DAI. VAI AVANTI CHE ‘STO TEATRINO È DURATO PURE TROPPO]

7. EF

No, la divisa per il 2022 della EF non è ancora stata presentata. Sì, sono dei maledetti. No, non ho avuto anticipazioni sulla maglia che verrà.

Allora perché questo settimo posto? Perché già so che anche quest’anno la EF tirerà fuori dal cilindro un coniglio rosa che sconquasserà questa classifica e quindi tanto vale portarsi avanti e inserirli a priori, sulla fiducia.

Negli ultimi anni la EF ha sfornato maglie una più incredibile dell’altra. Prima ha sdoganato il rosa evidenziatore come colore utilizzabile riuscendo anche nell’impresa di renderlo cool. Poi ha sfondato il concetto di disegno inondando le proprie maglie con delle nuvole blu che spezzavano la monotonia del rosa. Poi ha tirato fuori quella roba con le papere che non è neanche necessario commentare.

L’anno scorso, è vero, sono stati una grossa delusione con la loro maglia interamente rosa evidenziatore, senza fronzoli né elementi innovativi. È per questo che invece quest’anno mi aspetto un’inversione di tendenza e sono sicuro che sapranno tornare ai loro livelli.

Non posso metterli più su perché sarebbe un po’ eccessivo, ma neanche tenerli fuori. Ecco perché li trovate qui. Perché, anche se ancora non abbiamo nessuna immagine, siamo comunque qui a parlarne e già questa è la loro vittoria.

6. TOTAL ENERGIES

La TotalEnergies ha piazzato il colpaccio sul mercato andando a prendersi Peter Sagan ma soprattutto ha fatto un video di presentazione della nuova divisa con Paolo Kessisoglu nei panni di un moderno San Pietro che accoglie il tre volte Campione del Mondo alle porte del Paradiso.

La maglia poi di per sé farebbe anche abbastanza cacare, ma ormai dovrebbe essere chiaro che non è quello il punto.

[Ci sarebbe anche la foto ufficiale con Boasson Hagen con la panza, ma facciamo finta di niente che qua altrimenti è un attimo che andiamo sul podio]

5. MOVISTAR

E qui arriviamo finalmente ai calibri pesanti. La Movistar a detta di molti ha finalmente tirato fuori una delle maglie più belle degli ultimi anni in assoluto, forse la più bella dell’anno (fin qui). Abbandonato il tradizionale azzurro, gli spagnoli hanno optato per un blu scuro molto elegante, spezzato da delle sottili linee più chiare che danno a tutta la figura lo slancio necessario per essere effettivamente una maglia bella ed elegante.

E allora perché questo quinto posto? Ancora: perché a noi della bellezza non ce ne frega niente. La maglia della Movistar sarà pure bella (indubbiamente), sarà pure elegante (lo è, in effetti), sarà pure quello che vi pare, però è estremamente noiosa. Noiosa come può essere noioso l’Altare della Patria, per intenderci. Quella roba lì.

4. EUSKALTEL EUSKADI

Ai piedi del podio ci finisce una squadra che non fa parte del World Tour ma che ha più storia di tante delle squadre World Tour messe insieme. L’arancione della Euskaltel è tornato in gruppo già da un paio di anni e sarebbe mendace da parte mia dire che questo non mi ha provocato una certa emozione. Vedere quelle maglie arancioni muoversi dentro al gruppo — o, spesso, davanti al gruppo alla ricerca di fughe più o meno sensate — ha risvegliato ricordi sopiti. I ricordi di Iban Mayo che spiana le salite del Tour de France, di Samuel Sanchez che si fionda in discesa rischiando la vita a ogni curva, di tanti giovani baschi più o meno sconosciuti che sembravano volare sulle montagne. I Paesi Baschi, forse, rappresentavano all’epoca quello che oggi rappresenta per il ciclismo il continente sudamericano.

3. INEOS

La Ineos riesce là dove le sue contendenti hanno in parte fallito. Con la nuova maglia per il 2022 la squadra britannica si rinnova nel look senza però snaturarsi e rimanendo perfettamente riconoscibile. Le forme e i colori trasmettono quell’aria di eleganza e maestosità senza però risultare in alcun modo noiosi o ridondanti.

Il dettaglio della manica ci restituisce una trama a rombi utile a dare dinamismo nel colpo d’occhio complessivo senza lasciare che quella sfumatura sul rosso finisse per essere lasciata lì senza un senso vero e proprio.

La nuova maglia della Ineos Grenadier si discosta finalmente dall’impostazione grafica che fu del Team Sky e proietta la squadra in una nuova dimensione.

2. QUICK STEP ALPHA VINYL

Anche il Wolfpack si rinnova: fuori lo sponsor Deceuninck, dentro la Alpha Vinyl. Se questo sembra solo un cambio nel nome, in realtà si riflette anche nello stile dei ragazzi di Patrick Lefevere.

Il blu diventa più acceso, quasi elettrico; la parte bassa della schiena si adatta ad ospitare il numero e le relative tasche posteriori colorandosi come i pantaloncini.

Ma soprattutto: una sottile striscia rosa si insinua sulla schiena dei ciclisti della corazzata belga e sulle maniche. Una scelta che sfonda completamente qualsiasi concetto estetico, supera i confini dell’immaginabile, travalica le vette del contemporaneo spingendosi là dove solo la EF aveva finora pensato di andare (anche se con meno prepotenza).

Quasi ad anticipare una decisione che ha fatto infuriare un noto sindacato delle forze dell’ordine del Belpaese, la Quick Step si tinge di rosa dimostrando che blu e rosa possono andare insieme senza che questo metta a rischio la mascolinità di chi indossa quella divisa. C’è da dire però che nessun atleta della Quick Step ha mai massacrato di botte un ragazzo per strada, da quel che mi risulta. Forse questo potrebbe minare l’onore della maglia che indossano? Lo chiederò al sindacato.

1.BORA HANSGROHE

Arriviamo finalmente in cima a questa particolare classifica con una sorpresa: la Bora-Hansgrohe. Dopo anni di maglie tutte uguali, monotone, ripetitive e anche tendenzialmente bruttine, la Bora tira fuori finalmente un pezzo pregiato di quel design tedesco che tanto ci ha regalato nel corso dell’ultimo secolo abbondante.

Nella nuova maglia della Bora-Hansgrohe c’è tutta la scuola del Bauhaus, la semplicità delle linee, la cura nella scelta dei colori mai troppo appariscenti e quasi a voler trasmettere all’esterno un’aria di soave rilassatezza.

Nelle sue opere, scrive Bruno Zevi nel primo volume di “Storia dell’architettura moderna”, Mies van der Rohe «inibisce la fantasia optando per la nitidezza stereometrica, la ripetibilità tipologica, la precisione del dettaglio, l’eloquenza dell’arredo», e ancora: «quando progetta il campus dell’Illinois Tech, riduce drasticamente il repertorio espressivo, convinto che, in reazione all’eclettismo della prosperità americana, il suo compito debba sintetizzarsi nello slogan “il meno è più”».

Ecco che quindi la divisa della Bora pare uscita direttamente da un quaderno di appunti di Mies van der Rohe, da uno schizzo per il padiglione tedesco all’Esposizione Universale di Barcellona del 1929 o da un’idea embrionale di quel che poi diventerà il monumento a Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg.

Ventagli è un progetto sull’attualità del mondo ciclistico in collaborazione con Loggione Sport. Ha una pagina twitter dove potete trovare commenti e opinioni giornaliere ed una pagina instagram per indagare la bellezza di questo sport attraverso le immagini.

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Scrittore disorientato. Ho due grandi passioni: il ciclismo e la Fiorentina.